Curiosità su Parma, Collecchio e Rigoso

L'Emilia è una terra ricca di cultura, storia e natura, dove ogni angolo nasconde racconti affascinanti e leggende: ti accompagniamo a scoprire di più sui territori di Parma, Collecchio e Rigoso.
Esplora con noi i segreti di questi luoghi ricchi di fascino e tradizione!

Parma da visitare e gustare

Parma

La Cattedrale di Parma, dedicata a Santa Maria Assunta, è uno dei più significativi esempi di architettura romanica in Italia. La sua costruzione iniziò nel 1059 e venne consacrata nel 1106. La facciata, maestosa e imponente, presenta tre ordini di logge e tre portali, sorvegliati da due leoni scolpiti da Giambono da Bissone nel 1281. Questi leoni, uno in marmo rosso e uno in marmo bianco, rappresentano simbolicamente la duplice natura di Cristo, divina e umana.

All'interno, la Cattedrale offre un mix affascinante di stili artistici. L'opera più celebre è senza dubbio la cupola affrescata da Correggio tra il 1525 e il 1530, con la spettacolare "Assunzione della Vergine". Questa rappresentazione è un capolavoro del Rinascimento, caratterizzato da un vorticoso movimento ascensionale di santi e angeli che accompagnano Maria verso il cielo. L'effetto illusionistico di profondità della cupola è uno degli elementi che rende questo affresco un modello per le future decorazioni barocche.

Altre opere di rilievo includono i bassorilievi di Benedetto Antelami, scultore romanico, che ha realizzato la celebre "Deposizione", caratterizzata da una forte drammaticità e realismo, e gli affreschi di Lattanzio Gambara che decorano la navata centrale con episodi della vita di Cristo.

La Cattedrale di Parma è un vero e proprio scrigno d’arte, dove si intrecciano fede e bellezza, una tappa imperdibile per chi desidera immergersi nella storia e nell’arte sacra italiana.

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Piazza Duomo, cuore religioso di Parma, è uno degli angoli più affascinanti della città grazie alla sua architettura medievale perfettamente conservata. La piazza è dominata dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta , costruita a partire dal 1074. Al suo interno si trovano capolavori come i bassorilievi di Benedetto Antelami e gli affreschi di Antonio Allegri , meglio conosciuto come il Correggio, autore della spettacolare "Assunzione della Vergine" nella cupola.

Accanto alla Cattedrale si erge l'imponente Battistero, costruito in marmo rosa di Verona a partire dal 1196. Questo edificio ottagonale rappresenta una fusione perfetta tra lo stile romanico e gotico, con le sue quattro logge ornate da aperture architravate. L'interno è arricchito da sculture di Antelami, tra cui le raffigurazioni dei Mesi, e una cupola dipinta a tempera nel XIII secolo.

A completare il suggestivo quadro architettonico, si trova il Palazzo del Vescovado,  risalente all'XI secolo. Il palazzo, con il suo cortile rinascimentale, ospita il Museo Diocesano, dove sono conservati reperti paleocristiani, monete e stucchi romani che raccontano la storia del cristianesimo a Parma.

Piazza Duomo è un vero gioiello dell'arte romanica e gotica, e rappresenta uno dei luoghi più preziosi e suggestivi d'Italia.

Il Battistero di Parma, progettato da Benedetto Antelami e costruito tra il 1196 e il 1216, è un capolavoro che segna il passaggio dallo stile romanico a quello gotico. Situato in Piazza Duomo, l’edificio ottagonale è rivestito in marmo rosa di Verona, simbolo di eternità, e si sviluppa in altezza con quattro ordini di logge architravate.

All'esterno, spiccano i tre portali: il Portale della Vergine, con la figura della Vergine e simboli del battesimo; il Portale del Redentore, dove Cristo in trono presiede il Giudizio Universale; e il Portale del Battista, che narra una leggenda indiana di conversione cristiana, rappresentata da un giovane e un drago.

L'interno è decorato con affreschi e sculture che seguono una complessa iconografia cristiana. Al centro si trova una grande vasca battesimale ottagonale, destinata al battesimo per immersione, accompagnata da un secondo fonte battesimale per l’infusione.

Il fregio dello Zooforo, composto da 75 formelle scolpite, rappresenta un bestiario medievale di animali reali e fantastici. La cupola affrescata con figure bibliche, dai profeti agli apostoli, culmina con una scena dell’Empireo, offrendo una straordinaria visione dell’arte religiosa del XIII secolo.

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Il Palazzo Vescovile di Parma è la storica sede del Vescovo e della curia diocesana, situato in Piazza Duomo. La sua costruzione iniziò tra il 1045 e il 1055 per volere del vescovo Cadalo, con successive espansioni e modifiche che ne hanno modellato l’aspetto nel corso dei secoli. Nel XII secolo, il vescovo Bernardo II ampliò l’edificio, mentre il vescovo Grazia, tra il 1232 e il 1234, realizzò l’elegante facciata romanica visibile ancora oggi.

Gli elementi medievali dell'edificio sono evidenti nella torre e nel portale con stipiti in pietra romana, visibili lungo Vicolo del Vescovado, così come le bifore con archetti in cotto e pietra bianca alternati. Nel Rinascimento, il vescovo Sagramoro de' Sagramori chiuse il portico a piano terra per ricavare nuove stanze e decorò il cortile con motivi a scacchiera. Sotto il cardinale Giovanni Antonio Sangiorgio, tra il 1499 e il 1509, il palazzo subì ulteriori modifiche: furono eliminate le merlature e costruito un imponente cornicione in terracotta, oltre a un doppio loggiato rinascimentale nel cortile interno.

Nel XVIII secolo, il vescovo Camillo Marazzani trasformò ulteriormente il palazzo, conferendogli un’imponente facciata barocca e modificando l'interno. Oggi, il Palazzo Vescovile è accessibile solo dall’esterno, ma rimane un simbolo del ricco patrimonio storico e architettonico di Parma.

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Il Parco Ducale di Parma, situato nel cuore della città nel quartiere Oltretorrente, è uno dei parchi storici più affascinanti e vasti, con un’estensione di oltre 208.000 m². Fondato nel 1561 dal duca Ottavio Farnese, il parco fu progettato dall'architetto Vignola, che si ispirò ai modelli rinascimentali delle ville romane. Nei secoli, il giardino ha subito numerosi cambiamenti, trasformandosi prima in un giardino all’italiana, poi in uno di ispirazione francese durante il XVIII secolo e infine integrando alcuni elementi all'inglese.

Sotto la guida dell'architetto Ennemond Alexandre Petitot, il parco assunse la sua configurazione attuale, con lunghi viali alberati e simmetrici boschetti. Il celebre scultore Jean Baptiste Boudard arricchì il giardino con statue e monumenti in marmo di Carrara, molte delle quali ancora visibili oggi.

Uno degli elementi più iconici è la peschiera ovoidale, al cui centro si trova la monumentale Fontana del Trianon, un'aggiunta del 1920 restaurata nel 1996. Circondato da oltre 1.500 alberi tra ippocastani, tigli e platani, il parco è un’oasi perfetta per passeggiate rilassanti e momenti di svago.

Nel 1866, dopo l'Unità d'Italia, il Parco Ducale fu aperto al pubblico e divenne un luogo centrale per i parmigiani. Un grande restauro nel 2000 ha ripristinato il suo assetto originario, migliorando la fruibilità per i visitatori. Oggi, il parco ospita anche importanti edifici come il Palazzo Ducale, sede della Legione dei Carabinieri e dell’EFSA, e il Palazzetto Sanvitale, sede museale, che rendono questo giardino un punto di riferimento storico, artistico e culturale della città.

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Nascosta tra le vie del centro storico di Parma, si trova la Porta Pidocchiosa, un'antica torre di guardia che cela un curioso segreto. Il suo nome bizzarro deriva da un'usanza medievale: i montanari che scendevano dagli Appennini, spesso portatori di pidocchi, dovevano sottoporsi a una sorta di "doccia" prima di entrare in città. Questo per proteggere i parmigiani da fastidiosi parassiti e malattie.

L'immagine di un pidocchio scolpita sulla torre è un ricordo tangibile di un tempo in cui l'igiene pubblica era una questione di sopravvivenza. Ma c'è di più: questa porta rappresenta anche l'importanza che Parma dava al commercio e alla qualità dei suoi prodotti alimentari. I rigorosi controlli sanitari, infatti, contribuivano a far apprezzare in tutta Europa i formaggi e i salumi parmigiani.

Oggi, la Porta Pidocchiosa è un monumento che ci parla di un passato lontano, ma anche di valori ancora attuali: la cura del territorio, la tutela della salute e l'orgoglio per le proprie tradizioni. Passeggiando per le vie del centro, non dimenticate di fermarvi a osservare questo piccolo gioiello nascosto: vi sorprenderà scoprire quanto c'è dietro un semplice pidocchio!

Il Teatro Regio di Parma è un gioiello architettonico e un tempio della musica lirica. Nato dalla volontà della duchessa Maria Luigia d'Asburgo-Lorena, questo teatro ha affascinato generazioni di spettatori con la sua eleganza e la sua acustica perfetta.

Dalla facciata neoclassica alla sala della platea, decorata con stucchi dorati e affreschi, ogni dettaglio è stato curato con maestria. Il cuore del teatro è lo straordinario lampadario a forma di stella, l'astrolampo, che illumina la platea con un'atmosfera magica. La camera acustica, un capolavoro di ingegneria sonora, permette di apprezzare al meglio le voci degli artisti.

Il Teatro Regio è stato testimone di grandi prime e ha ospitato i più celebri cantanti lirici. Oggi, oltre alla stagione lirica, il teatro propone un ricco calendario di eventi, tra cui il Festival Verdi, dedicato al grande compositore parmigiano.

Visitare il Teatro Regio è un'esperienza indimenticabile, un viaggio nel tempo alla scoperta di un patrimonio artistico e culturale inestimabile.

Varcare la soglia del Teatro Regio è come entrare in un mondo incantato, dove la musica e l'architettura si fondono in un'armonia perfetta.

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La Basilica di Santa Maria della Steccata, situata nel cuore di Parma, è un capolavoro dell'architettura rinascimentale e barocca. La sua costruzione, iniziata nel 1521, fu un'impresa ambiziosa che coinvolse alcuni dei più grandi architetti dell'epoca, tra cui Bernardino e Giovan Francesco Zaccagni da Torrechiara e Antonio da Sangallo il Giovane.

L'edificio, dalla caratteristica pianta a croce greca, si distingue per la sua armonia e la sua luminosità. La cupola, opera di Sangallo, è un capolavoro di ingegneria e svetta maestosa sulla città. All'interno, affreschi di maestri come Parmigianino, Michelangelo Anselmi e Bernardino Gatti adornano le pareti e la volta, raccontando storie bibliche e celebrando la Vergine Maria.

Il nome "Steccata" deriva da una piccola cappella, precedentemente esistente sul sito, che ospitava una venerata immagine della Madonna protetta da una staccionata. La devozione popolare verso questa immagine crebbe rapidamente, portando alla costruzione della basilica.

Oggi, la Steccata è molto più di un semplice luogo di culto. È un simbolo della città di Parma, un tesoro artistico e un punto di riferimento per i fedeli e i visitatori da tutto il mondo. La sua storia, la sua architettura e le sue opere d'arte la rendono una tappa obbligatoria per chiunque visiti la città.

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La Pilotta, un capolavoro dell'architettura rinascimentale, è il risultato di un progetto ambizioso che ha trasformato il volto di Parma. Il suo nome, legato al gioco della pelota, evoca immagini di vita di corte e di festeggiamenti. Passeggiando tra i suoi vasti cortili e i suoi lunghi corridoi, si possono ancora oggi percepire l'eco di un passato glorioso e l'importanza che questo luogo rivestiva per la città. Nato come centro nevralgico della corte farnesiana, questo complesso monumentale oggi ospita un'incredibile varietà di tesori, dall'archeologia alla pittura, dalla scultura ai libri antichi. Esplora il Teatro Farnese, il primo teatro moderno d'Occidente, ammira i capolavori della Galleria Nazionale, immergiti nella storia attraverso i reperti del Museo Archeologico e lasciati affascinare dai preziosi volumi della Biblioteca Palatina. La Pilotta è un'esperienza unica che unisce cultura, storia e arte, un luogo dove il passato incontra il presente

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Nascosto tra le vie di Parma, il Complesso di San Paolo è un tesoro che custodisce secoli di storia e d'arte. Le sue origini risalgono al X secolo, quando fu fondato come monastero benedettino. Ma è nel XV e XVI secolo che raggiunse il suo massimo splendore, grazie all'opera di badesse illuminate come Giovanna da Piacenza. Quest'ultima, con la sua cultura e il suo spirito indipendente, trasformò il monastero in un centro culturale di rilievo, attirando artisti di fama internazionale come Correggio.

La visita al complesso è un viaggio nel tempo. Si inizia dalla Camera della Badessa, affrescata da Correggio con un'abilità prospettica che crea l'illusione di un cielo aperto e di un giardino rigoglioso. Ogni pennellata racconta una storia, ogni figura è un simbolo. Si prosegue poi nella Pinacoteca Stuard, dove opere d'arte di diverse epoche si susseguono, offrendo un panorama completo della storia dell'arte parmense.

Il giardino storico, un'oasi di pace nel cuore della città, completa l'esperienza. Un tempo orto e luogo di raccoglimento per le monache, oggi è un luogo ideale per una passeggiata rilassante, alla scoperta di angoli nascosti e di dettagli architettonici.

Il Complesso di San Paolo è molto più di un semplice edificio: è un simbolo del potere femminile, della cultura e dell'arte. Visitandolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo lontano, dove il tempo sembra essersi fermato. Un luogo che invita alla riflessione, alla scoperta e alla meraviglia.

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Sorge nel cuore di Parma, in Strada della Repubblica, un gioiello architettonico che racconta la storia della città: Palazzo Marchi. Edificato tra il 1770 e il 1774 su commissione del marchese Scipione Grillo, questo palazzo neoclassico è un capolavoro di eleganza e raffinatezza.

L'architetto Giovanni Furlani disegnò un edificio imponente, con una facciata simmetrica e un cortile interno circondato da colonne doriche. Gli interni, decorati con stucchi di Giocondo Albertolli, sono un trionfo del gusto neoclassico. Ogni stanza racconta una storia, dalle sale affrescate al salone delle feste, dove si respirava l'aria delle feste della nobiltà parmense.

Dopo aver ospitato diversi proprietari, tra cui i conti Galantino e i Malaspina, il palazzo fu acquistato nel 1859 dalla famiglia Marchi. Fu Antonio Marchi, noto collezionista d'arte, a dare al palazzo l'aspetto che conosciamo oggi, arricchendolo con una collezione di opere d'arte, tra cui il prezioso "San Rocco" del Parmigianino.

Il giardino, anch'esso un'opera d'arte, fu arricchito dalla splendida fontana di Proserpina, realizzata da Giuliano Mozzani. Purtroppo, questa fu venduta e oggi si trova in Inghilterra. Nonostante ciò, il giardino conserva il suo fascino, con le sue piante e le sue sculture.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il palazzo fu occupato dai partigiani, che riuscirono a liberare la città dalle forze nazifasciste. Dopo la guerra, il palazzo fu oggetto di un importante restauro e divenne sede di diverse istituzioni, tra cui l'Istituto degli Studi Verdiani e la Fondazione Arturo Toscanini.

Oggi, Palazzo Marchi è aperto al pubblico e offre un percorso museale che permette di scoprire la sua storia, la sua arte e la sua architettura. Le sale affrescate, le sculture e i mobili d'epoca creano un'atmosfera unica, che trasporta i visitatori nel passato.

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Un tempo baluardo difensivo della città, oggi oasi verde nel cuore di Parma: la Cittadella è un luogo dove storia e natura si intrecciano, offrendo un'esperienza unica ai visitatori.

Nata nel XVI secolo per volere del duca Alessandro Farnese, la Cittadella si presenta con una maestosa struttura a pianta pentagonale, circondata da un ampio fossato e protetta da possenti bastioni. Il monumentale portale d'ingresso, con lo stemma dei Farnese, è un vero e proprio capolavoro dell'architettura militare del Rinascimento.

Oggi, la Cittadella è un ampio parco pubblico, perfetto per una passeggiata rilassante o per praticare sport all'aria aperta. Ampi prati, viali alberati, aree giochi e percorsi fitness offrono spazio per tutte le esigenze. I bastioni, un tempo luoghi di guardia e difesa, sono ora suggestivi punti panoramici che offrono una vista mozzafiato sulla città.

Passeggiando tra i viali della Cittadella, si respira un'atmosfera unica, fatta di storia e natura. I bastioni, i fossati e i resti delle antiche strutture difensive raccontano di un passato glorioso, mentre la vegetazione rigogliosa e i giochi dei bambini creano un'atmosfera vivace e contemporanea.

Recenti lavori di restauro hanno permesso di portare alla luce importanti testimonianze del passato, come i percorsi di ronda e le piazze d'armi. Grazie a questi ritrovamenti, è possibile immergersi nell'atmosfera di una fortezza rinascimentale e scoprire i segreti di una città che ha tanto da raccontare.

La Cittadella è un luogo ideale per sfuggire al caos della città e rilassarsi a contatto con la natura. I suoi ampi spazi verdi, i viali alberati e i giochi d'acqua offrono un'oasi di pace e tranquillità, perfetta per una passeggiata, un picnic o una giornata all'aria aperta.

Cosa fare alla Cittadella:

  • Esplorare i bastioni, ammirare la vista panoramica della città e scoprire i resti delle antiche fortificazioni.
  • Passeggiare nei viali, rilassarsi immersi nella natura e godere della tranquillità del luogo.
  • Praticare sport: correre, andare in bicicletta, pattinare o giocare a calcio.
  • Partecipare agli eventi: la Cittadella ospita spesso eventi culturali e manifestazioni sportive.

La Cittadella di Parma è un luogo che merita di essere visitato e riscoperto. Un patrimonio storico e culturale da tutelare e valorizzare, un'oasi di verde nel cuore della città.

Anolini_in_brodo

L'anolino è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione culinaria di Parma, profondamente radicato nella cultura e nella storia della città. Il termine "anolino" deriva dal latino anulus , che significa "anello", un chiaro riferimento alla forma tipica della pasta. Già nel XII secolo si trovano tracce di questo piatto, citato da Salimbene de Adam nella sua Cronica del 1284, ma è con Bartolomeo Scappi nel XVI secolo che gli anolini conquistano le tavole di re e papi.

Il legame con Parma è profondo e si rafforza nel tempo. Nel 1793, il principe Cosimo Meli Lupi di Soragna annota nel suo diario che il Duca Ferdinando I Borbone, grande amante delle tradizioni culinarie locali, amava preparare personalmente gli anolini, "cingendosi il grembiule di cuoco". Anche alla corte di Maria Luigia d'Austria, duchessa di Parma e Piacenza, gli anolini erano un piatto d'onore durante le fredde stagioni invernali. Si narra che la duchessa fosse così affezionata a questo piatto che si coniò la frase: “Solo al re Anolino la Duchessa porge il suo inchino”.

Il piatto, che originariamente era riservato alle tavole nobiliari, divenne più accessibile grazie a Pellegrino Artusi, che lo incluse nelle sue opere, rendendolo un patrimonio della cucina popolare. A Parma, gli anolini hanno forma circolare, e il ripieno è un ricco mix di stracotto di manzo e Parmigiano-Reggiano, un ingrediente chiave che rafforza il legame con il territorio.

Preparare e gustare un piatto di anolini a Parma significa immergersi in secoli di storia e tradizione, riscoprendo il legame profondo con la propria terra e la cultura culinaria che ha reso questa città famosa nel mondo.

Credit photo: foto di Flicr (cco)

prosciutto parma credit Pixabay

Ogni anno, la provincia di Parma celebra uno dei tesori più preziosi della tradizione gastronomica italiana: il Prosciutto di Parma. Questo prodotto, amato e apprezzato in tutto il mondo, ha origini che risalgono all'epoca romana, quando Parma, nel cuore della Gallia Cisalpina, era famosa per l'allevamento di suini e la produzione di prosciutti salati. Nel corso dei secoli, personaggi storici come Polibio, Orazio e Plauto hanno fatto menzione della tecnica di salatura e stagionatura utilizzata per questo salume. È solo grazie alla perseveranza e alla cura tramandate nei secoli che il Prosciutto di Parma è diventato un simbolo di eccellenza culinaria.

Dal 1996, il Prosciutto di Parma ha ottenuto la certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta), che garantisce il rispetto di un rigido disciplinare di produzione. Una delle caratteristiche più note di questo prodotto è l'uso esclusivo di sale marino come unico conservante, senza additivi artificiali. La lavorazione avviene esclusivamente in un'area delimitata della provincia di Parma, a sud della Via Emilia, dove il clima è ideale per la stagionatura naturale. È proprio questo clima che conferisce al prosciutto la sua dolcezza e il suo inconfondibile profumo.

Prodotto con passione e maestria, il Prosciutto di Parma rappresenta un viaggio nella storia e nella tradizione della cucina emiliana, portando con sé secoli di cultura e sapori unici.

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Parmigiano Foto di joakant da Pixabay

Il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più celebri e apprezzati al mondo, la cui storia affonda le radici nel Medioevo. La sua produzione ha inizio intorno al XII secolo nei monasteri benedettini e cistercensi delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e parte di Mantova e Bologna. Qui, i monaci, desiderosi di conservare il latte in eccesso prodotto dalle loro mandrie, iniziarono a sperimentare la creazione di un formaggio a pasta dura.

Grazie alla ricchezza del territorio, caratterizzato da pascoli verdi e corsi d'acqua abbondanti, i monaci svilupparono una tecnica di produzione che rimane sostanzialmente invariata fino ad oggi: latte fresco, caglio naturale e sale. Questo approccio semplice ma efficace ha permesso al Parmigiano Reggiano di diventare un alimento durevole, perfetto per affrontare i periodi di carestia.

Con il passare dei secoli, il formaggio ha guadagnato notorietà. Già nel 1254, un atto notarile a Genova menzionava il “caseus parmensis”, dimostrando la sua diffusione oltre i confini regionali. Durante il Rinascimento, la produzione si espanse ulteriormente, con caseifici che divennero centri vitali per l'economia locale e scambi commerciali.

Nel XX secolo, l'introduzione di innovazioni come il siero innesto ha migliorato la qualità del prodotto senza compromettere le tradizioni. Per proteggere questa eccellenza, nel 1934 è stato fondato il Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano, che garantisce l'autenticità e la qualità del formaggio.

Oggi, il Parmigiano Reggiano è prodotto in circa 350 caseifici artigianali, mantenendo gli stessi metodi tradizionali. Ogni forma è un simbolo di qualità e passione, rappresentando non solo un alimento ma anche una storia millenaria di tradizione e innovazione. Assaporare un pezzo di Parmigiano Reggiano significa dunque intraprendere un viaggio attraverso i secoli, celebrando una delle più grandi eccellenze gastronomiche italiane.

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I tortelli d'erbetta sono un piatto simbolo della tradizione culinaria parmigiana, preparato soprattutto nella stagione estiva. Le prime testimonianze storiche di questo piatto risalgono al Medioevo, quando si iniziò a utilizzare gli avanzi della tavola per creare ricette economiche e gustose. Il ripieno dei tortelli d'erbetta si basa su ingredienti semplici ma saporiti: bietole (chiamate appunto "erbette"), ricotta fresca e Parmigiano Reggiano, il tutto racchiuso in una sfoglia di pasta all'uovo.

La preparazione dei tortelli segue una lunga tradizione tramandata di generazione in generazione dalle rezdore, le custodi della cucina emiliana, che preparano la sfoglia a mano e dosano gli ingredienti "a occhio". Il piatto è associato soprattutto alla festa di San Giovanni, celebrata il 24 giugno, quando le famiglie parmigiane si riuniscono all'aperto per consumare i tortelli sotto le stelle, in attesa della rugiada di San Giovanni, considerata portafortuna.

La semplicità della ricetta nasconde però una grande cura nella scelta delle materie prime: il Parmigiano Reggiano e la ricotta devono essere freschi e di alta qualità, per conferire ai tortelli il sapore autentico della tradizione parmigiana. Il condimento è altrettanto importante: abbondante burro fuso e una generosa spolverata di Parmigiano completano un piatto che racchiude il sapore genuino della campagna e della cucina casalinga emiliana.

Lambrusco è un vino che affonda le radici in tempi antichi, risalendo all'epoca dell'Impero Romano. Il suo nome deriva dal latino "lambrusca", che significa "selvatica", un chiaro riferimento alla natura originaria delle viti da cui è prodotto. Già nel Medioevo, il Lambrusco divenne parte integrante della cultura enologica dell’Emilia-Romagna, apprezzato per il suo sapore fresco e frizzante. Nel corso dei secoli, il Lambrusco ha subito diverse evoluzioni, adattandosi alle tecniche di produzione e alle preferenze del mercato. Durante il XIX secolo, il vino guadagnò notorietà, venendo servito nelle locande a un prezzo superiore rispetto ai vini comuni. Questo periodo segnò l'inizio della sua affermazione come vino di qualità. Il XX secolo vide il Lambrusco raggiungere una popolarità senza precedenti, diventando un'icona del vino frizzante italiano. Tuttavia, l'aumento della produzione portò una qualità variabile, minando in parte la sua reputazione. Negli ultimi decenni, c'è stata una rinascita dell'interesse per la qualità e l'autenticità, con produttori che si concentrano su pratiche tradizionali e selezione delle uve. Il Lambrusco è noto per la sua effervescenza e il profilo aromatico ricco di frutti rossi come fragole e ciliegie. La sua gamma cromatica varia dal rosa chiaro al rosso intenso, a seconda della varietà specifica. Questo vino è apprezzato per l'equilibrio tra dolcezza e acidità, rendendolo ideale per abbinamenti gastronomici con piatti tipici dell’Emilia-Romagna. Le zone di produzione del Lambrusco includono Modena, Reggio Emilia e Parma, ognuna con le proprie varietà distintive. La città di Parma è associata a varietà come il Lambrusco Maestri, noto per la sua aromaticità e la sua capacità di conferire al vino profumi distinti.

Per rendere ancora più piacevole la vostra scoperta dei territori, vi proponiamo alcune ricette che ci sono state gentilmente fornite direttamente dal territori.

Ripieno dei Cappelletti della Bea

I Cappelletti della Bea

Picaia di Vitello della Bea

Collecchio da visitare

Collecchio

Museo_Ettore_Guatelli

Il Museo Ettore Guatelli si trova nel podere Bellafoglia a Ozzano Taro, frazione di Collecchio, in provincia di Parma. Fondato da Ettore Guatelli, un maestro elementare e appassionato collezionista, il museo custodisce oltre 60.000 oggetti legati alla vita contadina e alla quotidianità. Guatelli era affascinato non solo dagli oggetti, ma anche dalle storie che essi raccontavano. Martelli, pale, forbici e giocattoli sono esposti in composizioni artistiche che creano narrazioni visive, piuttosto che seguire un criterio tradizionale di catalogazione. Questo approccio rende il museo un "museo del quotidiano", dove gli oggetti non hanno solo valore materiale, ma rappresentano esperienze e saperi di chi li ha utilizzati. Il museo offre uno sguardo sulla vita rurale preindustriale, evidenziando come ogni strumento fosse parte integrante della vita delle persone. La raccolta di Guatelli ha preservato storie e tradizioni che altrimenti sarebbero andate perdute, trasformando il museo in un luogo di trasmissione culturale. Dal 2003, una fondazione gestisce il museo, promuovendo la valorizzazione del patrimonio culturale raccolto con passione da Guatelli. Oggi, il Museo Ettore Guatelli è un punto di riferimento nel panorama etnografico italiano, dove gli oggetti continuano a raccontare le piccole e grandi storie della vita quotidiana.

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Credit photo: foto Flicr (cco)

Situato nella suggestiva Corte di Giarola, il Museo della Pasta di Parma offre ai visitatori un'esperienza unica e coinvolgente nel mondo della pasta. Questo museo è dedicato a raccontare la storia di un alimento che è diventato simbolo della gastronomia italiana, attraverso un percorso ricco di immagini, documenti e ricostruzioni storiche. Il museo esplora il viaggio della pasta dal grano alla tavola, illustrando le diverse fasi della produzione. I visitatori possono ammirare attrezzi tradizionali, antichi mulini e una varietà di macchinari che hanno segnato l'evoluzione della pasta nel corso dei secoli. Dalla preparazione casalinga della pasta fresca alla produzione industriale, ogni sezione del museo offre uno sguardo approfondito sulle tecniche e le tradizioni legate a questo alimento. Inaugurato nel 2014, il Museo della Pasta si inserisce nel circuito dei Musei del Cibo della provincia di Parma, che include anche il Museo del Pomodoro e il Museo del Parmigiano Reggiano. La sua posizione strategica lungo la storica Via Francigena lo rende un luogo ideale per scoprire non solo la storia della pasta, ma anche quella del territorio circostante. La visita al museo è arricchita da una serie di sezioni tematiche che trattano vari aspetti della pasta. Dalla coltivazione del grano alle tecniche di macinazione, dalla preparazione artigianale alla modernizzazione dei processi produttivi, ogni aspetto è esplorato con attenzione e cura. Inoltre, il museo presenta una collezione unica di "speronelle" e altri attrezzi utilizzati nella preparazione della pasta. Per completare l'esperienza, il Ristorante della Corte offre degustazioni di piatti tipici a base di pasta, abbinati a vini locali. Gli ospiti possono anche partecipare a laboratori didattici e visite guidate per approfondire ulteriormente la loro conoscenza sulla pasta e sulla sua importanza nella cultura gastronomica italiana. Il Museo della Pasta non è solo un luogo da visitare, ma un viaggio affascinante attraverso la storia e la tradizione culinaria dell’Emilia-Romagna. Con la possibilità di acquistare la Card dei Musei del Cibo, i visitatori possono esplorare tutti i musei del circuito a un prezzo vantaggioso, rendendo la visita ancora più interessante. In sintesi, il Museo della Pasta di Parma rappresenta una celebrazione dell'amore per la cucina italiana e un tributo alla tradizione che ha reso la pasta uno dei piatti più amati al mondo. Non perdere l'opportunità di scoprire questo straordinario viaggio gastronomico!

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Il Museo del Pomodoro si trova all'interno della storica Corte di Giarola, situata tra Collecchio e Ozzano Taro, nella provincia di Parma. Questo museo rappresenta un'importante testimonianza della tradizione agricola e industriale della regione, dedicandosi a uno degli ingredienti più amati nella cucina italiana e internazionale: il pomodoro. La Corte di Giarola ha una storia che risale al periodo medievale ed è stata trasformata nel corso dei secoli in un centro significativo per la lavorazione agro-alimentare. Nel XIX secolo, la corte è diventata una fabbrica per la produzione di conserve, riflettendo l'importanza della provincia di Parma come area fertile per l'agricoltura e la trasformazione del pomodoro. Inaugurato nel 2010, il museo è parte della rete dei Musei del Cibo di Parma, creata per valorizzare i prodotti tipici locali. Il percorso espositivo è suddiviso in sette sezioni tematiche che raccontano la storia del pomodoro, dalla sua origine in America fino al suo ruolo centrale nell'industria conserviera parmense. La prima sezione esplora l'arrivo del pomodoro in Europa e la sua diffusione, evidenziando le diverse varietà e le proprietà nutrizionali di questo frutto. La seconda sezione si concentra sull'evoluzione dell'industria di trasformazione, che ha reso Parma uno dei principali centri mondiali per la produzione di conserve. Qui i visitatori possono osservare macchinari storici che illustrano l'evoluzione tecnologica nel settore. Le sezioni successive presentano il ciclo produttivo attraverso esposizioni di imballaggi storici, come vecchie lattine e tubetti di concentrato, offrendo un viaggio visivo attraverso la storia del packaging. Inoltre, vengono messi in luce i protagonisti dell'industria, dagli imprenditori pionieri ai lavoratori delle fabbriche. L’ultima parte del museo è dedicata al "Mondo del Pomodoro", dove si esplora l'immaginario collettivo e la cultura popolare legata a questo prodotto. Qui si possono ammirare manifesti pubblicitari, opere d'arte e ricette che dimostrano come il pomodoro sia diventato parte integrante della tradizione gastronomica italiana, con piatti iconici come pizza e pasta al pomodoro. Il Museo del Pomodoro offre così un'opportunità unica per comprendere l'importanza storica, culturale ed economica di questo frutto, che ha contribuito a trasformare Parma in una capitale internazionale della conservazione alimentare.

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Pieve_San_Prospero

La Pieve di San Prospero, situata in via Galaverna 36 a Collecchio, è un affascinante luogo di culto che combina elementi romanici e neoromanici, con origini che risalgono all'XI secolo. Collocata lungo l'antica Via Francigena, la pieve sorge su un tempio pagano, come testimoniato da una pietra incisa del 1089. Inizialmente, era una piccola chiesa con una navata e tre absidi, ma nel XIII secolo venne ampliata in una basilica a tre navate. Durante questo periodo, furono costruiti il nuovo presbiterio e la torre-tiburio. Nel XV secolo, si aggiunsero le volte a crociera e nel XVI secolo sei cappelle laterali, demolite durante i lavori di ristrutturazione avviati nel 1912. La facciata attuale, ricostruita in stile neoromanico nel 1935, presenta un rivestimento in pietra e mattoni a strisce alternate, con un rosone centrale sopra il portale d'ingresso del XIII secolo. Il campanile, eretto nel 1922 e ispirato al Duomo di Parma, completa l'architettura della pieve. All’interno, le tre navate sono divise da colonne che sostengono arcate a tutto sesto. I capitelli romanici sono decorati con creature mitologiche e simboli. Di particolare interesse è la vasca battesimale romanica del XIII secolo, decorata con colonnine e una lastra di marmo bianco che rappresenta il Battesimo di Cristo. La Pieve di San Prospero non è solo un luogo di culto, ma anche un prezioso testimone della storia e dell'architettura romanica della regione, dove spiritualità e arte si intrecciano in una tradizione millenaria.

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Credit photo: Parma Welcome

Il tratto parmense della Via Francigena rappresenta una sezione di grande rilevanza storica e culturale dell'antico percorso di pellegrinaggio che collegava Canterbury a Roma e oltre. Questa via attraversa il cuore dell'Appennino emiliano, portando i viandanti attraverso suggestivi paesaggi naturali e centri storici di importanza medievale, come Fidenza, Fornovo di Taro e Collecchio.

Durante il Medioevo, questo tratto fu percorso non solo dai pellegrini, ma anche da eserciti e sovrani, rendendolo un nodo cruciale per i commerci e la politica dell'epoca. La presenza di pievi, chiese e ospitali lungo il cammino testimonia l'importanza spirituale e logistica della zona. Edifici come la Pieve di San Prospero a Collecchio, risalente all'XI secolo, offrono una finestra sul passato, con architetture romaniche e sculture che riflettono la circolazione di idee e artisti da tutta Europa.

Il percorso parmense della Via Francigena è anche un cammino immerso nella natura. Il Parco fluviale del Taro e il Parco dei Boschi di Carrega, con la loro biodiversità e bellezza, accompagnano il pellegrino lungo sentieri ombreggiati e attraverso zone umide di rilevanza naturalistica. Qui, gli escursionisti possono ammirare la fauna e la flora locale, mentre attraversano antiche strade che portavano i fedeli ai luoghi santi.

Inoltre, questo tratto della Via Francigena è arricchito dalle eccellenze enogastronomiche della regione: formaggi come il Parmigiano Reggiano, salumi e vini locali sono parte integrante dell'esperienza del viaggiatore. Le trattorie e le aziende agricole offrono ai pellegrini la possibilità di gustare la tradizione culinaria del territorio.

Oggi, grazie all'impegno delle comunità locali e alla collaborazione con enti territoriali, la Via Francigena parmense è stata riscoperta e valorizzata. Il progetto di variante del percorso che collega Parma a Collecchio, passando per Fornovo, offre una nuova opportunità per esplorare questa antica strada, in un viaggio che combina storia, natura e cultura, seguendo le orme di chi, secoli fa, cercava redenzione o avventura lungo questa via di fede.

Il Parco Naturale Regionale dei Boschi di Carrega, situato in provincia di Parma, è un'area protetta che si estende per circa 2.600 ettari tra i comuni di Collecchio e Sala Baganza. Questo splendido parco fu il primo ad essere istituito nella regione Emilia-Romagna nel 1982, e ospita un'incredibile biodiversità.

Gran parte del parco è coperta da foreste rigogliose, con castagni, faggi, querce e conifere, oltre a specie esotiche introdotte nel tempo come il cedro del Libano e la sequoia. La Faggeta di Maria Amalia, realizzata per volontà della duchessa di Borbone, è una delle aree più suggestive del parco. Non mancano zone erbose e piccoli laghetti che spezzano l’ambiente boschivo, offrendo varietà paesaggistica.

La fauna del parco è altrettanto ricca, con caprioli, cinghiali, volpi e numerosi uccelli, come picchi, civette e rapaci. Gli specchi d'acqua ospitano testuggini palustri, mentre le zone umide sono popolate da anfibi come la rana verde e il tritone crestato.

Il parco ha anche un'importante storia legata alle nobili famiglie che lo hanno posseduto nei secoli. I Farnese e i Borbone utilizzavano quest'area come riserva di caccia, mentre la duchessa Maria Luigia d'Austria contribuì significativamente allo sviluppo architettonico e naturalistico del territorio. Tra le costruzioni di spicco si trova il "Casino dei Boschi", una residenza neoclassica costruita nel XVIII secolo, e il "Casinetto", entrambi testimoni della ricca storia nobiliare del luogo.

Oltre a godere delle meraviglie naturali e storiche, i visitatori possono percorrere sentieri adatti a tutti, compresi percorsi accessibili ai disabili, come il "Sentiero di Alice". Il parco offre anche numerose attività di educazione ambientale, picnic nelle aree attrezzate e momenti di relax immersi nella natura.

Un altro luogo di interesse è il Museo dei Boschi e del Territorio, dove è possibile esplorare esposizioni all'aperto e ammirare una collezione di legni autoctoni ed esotici.

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Rigoso da visitare e gustare

Rigoso

Il Parco dei Cento Laghi, situato nell'Appennino Parmense, è una meta ideale per chi ama la natura e desidera trascorrere del tempo all'aria aperta, a soli pochi chilometri da Parma. Con i suoi 28.000 ettari, offre paesaggi mozzafiato, dai dolci pendii agricoli ai maestosi crinali montuosi, ricchi di biodiversità. Il parco è perfetto per famiglie e bambini, con una vasta gamma di itinerari adatti a tutti: dalle passeggiate rilassanti alle escursioni più impegnative.

I visitatori possono scoprire i numerosi laghi glaciali e partecipare a tante attività sportive, come mountain bike, trekking, pesca, raccolta funghi, o persino sci e ciaspolate nei mesi invernali. I principali punti di partenza per esplorare il Parco includono Corniglio, Schia e il Lago Santo Parmense, una delle mete più affascinanti.

Il Parco dei Cento Laghi non solo protegge l'ambiente, ma celebra anche la tradizione agricola della zona, famosa per i suoi prodotti tipici come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Con rifugi accoglienti, aree picnic e tanto spazio per l'avventura, è il luogo perfetto per una gita.

Il Sentiero dei Ducati è un suggestivo percorso escursionistico che attraversa la valle del fiume Enza, segnando l'antico confine tra i ducati di Parma e Modena. Si snoda attraverso 201 chilometri di paesaggi affascinanti, toccando antichi borghi, castelli medievali e ampie foreste, con un dislivello complessivo di oltre 7.400 metri. Questo itinerario storico segue in parte il tracciato del 1993, arricchito di nuove tratte per realizzare.

Suddiviso in 12 tappe, il Sentiero dei Ducati parte da Reggio Emilia e arriva fino al Passo del Lagastrello, attraversando la Riserva MaB UNESCO dell'Appennino Tosco-Emiliano. Le prime 7 tappe si trovano in territorio emiliano, passando tra vigneti, castelli matildici e colline ricche di storia. Il percorso è ben segnalato dai volontari del CAI e offre numerosi punti di ristoro, come agriturismi e bed & breakfast, ideali per il pernottamento dei viaggiatori.

Il Sentiero dei Ducati è molto più di un cammino naturalistico: attraversa luoghi che hanno segnato la storia d'Europa, toccando antichi insediamenti e siti storici come i castelli dei Malaspina e la Lunigiana.

Le_Maestà

Le maestà sono piccole edicole votive, raffiguranti la Madonna dei Santi, incastonate in muri di pietra arenaria e presenti lungo le vie dei borghi o nei boschi. Nel territorio di Monchio delle Corti, si trovano numerose maestà, in paesi come Rigoso, Rimagna, Trefiumi, Pianadetto, Casarola e Vecciatica, testimonianza della profonda devozione degli abitanti.

La più antica risale al 1621 ed è situata a Pianadetto. La maestà di Rigoso, invece, fu costruita tra il 1629 e il 1631 durante l'epidemia di peste, come atto di ringraziamento da parte della comunità locale, che si considerava miracolata per essere stata risparmiata dalla malattia. Le successive edicole furono realizzate per esprimere fede e gratitudine, diventando simboli religiosi e culturali.

Oggi, chi passeggia tra questi borghi o attraversa i sentieri circostanti può imbattersi in queste affascinanti testimonianze di fede popolare, immergendosi nel paesaggio naturale dell'Appennino. Le maestà, con la loro semplicità, raccontano storie di devozione, sopravvivenza e riconoscenza che si tramandano da generazioni.

Credit photo: Visit Monchio delle Corti

La Piazzetta di Rigoso è il cuore pulsante di questo antico borgo, un tempo capoluogo delle Corti, prima che Monchio prenda il suo posto. Oggi, la piazzetta è il punto di ritrovo per gli abitanti, che si radunano qui per condividere momenti di socialità, e per i visitatori, attratti dalla serenità e dall'accoglienza che Rigoso offre in ogni stagione.

Al centro della piazzetta sorge la chiesetta, che ha una storia di grande resistenza. Nonostante sia sopravvissuta un terribile incendio nel 1819, che distrusse gran parte del borgo, non riuscì a resistere al terremoto del 1920 e fu ricostruita qualche anno dopo. All'interno della chiesa, una lapide commemorativa ricorda la ricostruzione, testimone di una comunità forte e devota.

Accanto alla chiesetta, si può ammirare la fontana, realizzata con le pietre recuperate dalla vecchia chiesa, simbolo della continuità tra passato e presente. La piazzetta di Rigoso, con la sua atmosfera tranquilla e la sua storia, è un luogo ideale per immergersi nel fascino del borgo e della sua gente.

La frazione di Rigoso si trova all'interno della Riserva della Biosfera dell'Appennino Tosco-Emiliano, riconosciuta dall'UNESCO nel programma MAB (Man and Biosphere) dal 2015 e ulteriormente estesa nel 2021. Questa riserva copre un'ampia area che si estende per quasi 500.000 ettari e coinvolge diverse regioni e province italiane, tra cui l'Emilia-Romagna, la Toscana e la Liguria. Il territorio rappresenta un importante confine climatico, dove si incontrano influenze continentali e mediterranee, creando un ambiente ricco di biodiversità e di antiche interazioni tra uomo e natura.

Rigoso, situato nella provincia di Parma, fa parte di questo straordinario patrimonio naturale e culturale. Il territorio della riserva è caratterizzato da boschi, coltivazioni, pascoli e allevamenti, contribuendo alla produzione di eccellenze agroalimentari come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Inoltre, l'area ospita oltre il 70% delle specie animali e vegetali italiane, tra cui il lupo e l'aquila reale.

Far parte di questa riserva significa essere coinvolti in progetti di sostenibilità e sviluppo locale, che mirano a valorizzare le risorse del territorio e a preservare la sua ricca biodiversità.

La frazione di Rigoso si trova lungo la Via di Linari (Tappa 8: Rigoso - San Bartolomeo (Abbazia)) un antico percorso di collegamento commerciale e di pellegrinaggio, che si sviluppa come un'alternativa alla più nota Via Francigena. Questa via attraversava l'Appennino Tosco-Emiliano, collegando la città di Fidenza con Parma e proseguendo verso la Toscana, attraversando il suggestivo Passo del Lagastrello.

Un tempo utilizzata da mercanti e pellegrini, la Via di Linari conserva ancora oggi un fascino unico, guidandoci attraverso valli, boschi e crinali che raccontano secoli di storia e cultura. Rigoso è una tappa di questo itinerario che si snoda per circa 100 km, offrendo un viaggio affascinante nella Riserva della Biosfera Unesco dell'Appennino Tosco-Emiliano, un territorio caratterizzato da una straordinaria biodiversità e una ricca tradizione agroalimentare.

Il nome della via è legato all'antica Abbazia di Linari, che sorgeva proprio sul crinale montano tra Toscana ed Emilia-Romagna, segno della forte importanza spirituale e strategica di questo cammino. Oggi, percorrere la Via di Linari significa non solo ripercorrere le tracce dei pellegrini medievali, ma anche immergersi in un ambiente naturale di grande bellezza e valore storico.

I funghi porcini ripieni sono un piatto gustoso e ricco di sapori tradizionali, perfetto per esaltare le qualità di questo pregiato ingrediente. Per prepararli, si inizia pulendo accuratamente le cappelle dei funghi, che verranno poi riempite con un delizioso ripieno. Questo ripieno si prepara tritando finemente i gambi dei funghi e mescolandoli con carne cotta, prezzemolo fresco, uovo, ricotta e una selezione di spezie a piacere, creando un composto morbido e saporito.

Una volta farcite le cappelle, i funghi vengono bagnati con un po' di brodo per mantenerli morbidi durante la cottura e poi cosparsi con pane sbriciolato, preferibilmente preparato con farina di grano di Rigoso, che dona un tocco rustico e autentico al piatto. Infine, i funghi vengono cotti in forno con un filo d'olio fino a doratura, sprigionando un aroma irresistibile e offrendo una consistenza croccante all'esterno e morbida all'interno. Questo piatto può essere servito come antipasto o secondo, accompagnato da un contorno di verdure di stagione.

Le frittelle di mele sono un dolce semplice e delizioso, perfetto per esaltare i sapori genuini della tradizione. Per prepararle, iniziate sbucciando e tagliando le mele a fettine o piccoli cubetti. In una ciotola a parte, sbattete le uova con la scorza di limone grattugiata, lo zucchero (o il malto d’orzo, se preferite una dolcezza più naturale) e la vaniglia, fino a ottenere un composto omogeneo.

A questo punto, setacciate la farina di grano di Rigoso, o un mix con farina di castagne, e aggiungetela al composto di uova, insieme alle bustine di lievito vanigliato e un pizzico di sale. Mescolate il tutto aggiungendo un po’ di latte per ammorbidire l’impasto. Se lo desiderate, potete aggiungere anche l’uvetta, precedentemente ammollata e scolata, e mezzo bicchiere di grappa (o rum), che darà un sapore aromatico alle frittelle.

Infine, unite le mele al composto e mescolate bene, assicurandovi che siano ben avvolte dall'impasto. Scaldate l’olio in una padella e, seguendo i consigli della tradizione, friggete le frittelle a fuoco basso per evitare che si brucino esternamente senza cuocersi all'interno. Quando saranno dorate e croccanti, scolatele su carta assorbente e servitele calde, magari con una spolverata di zucchero a velo per un tocco finale. Queste frittelle sono perfette per una merenda autunnale o come dessert rustico da condividere in famiglia.

Le frittelle di Mariapia

A Rigoso, la castagna è parte della cucina tradizionale, celebrata in molteplici forme e piatti. Tra le specialità spiccano il delizioso castagnaccio, un dolce semplice e genuino, e le frittelle di castagne con ricotta, preparate con farine rustiche che esaltano i sapori autentici del territorio. Questi piatti raccontano la profonda connessione con la natura e la cultura montana, dove la castagna ha da sempre rappresentato una risorsa preziosa e versatile, trasformata in piatti ricchi di gusto e storia.

Pasta di Castagne la ricetta

Per rendere ancora più piacevole la vostra scoperta dei territori, vi proponiamo alcune ricette che ci sono state gentilmente fornite direttamente dal territorio.

Latte in piedi

Pasta dal lat

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